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Morte di fido: posso chiedere il risarcimento ?

Morte di fido:

posso chiedere il risarcimento dei danni non patrimoniali ?

Morte di fido: ora si può chiedere il risarcimento anche per danni morali.

La ristorabilità del danno non patrimoniale da perdita dell’animale d’affezione, già ricondotto da un ampio orientamento giurisprudenziale di merito sotto le insegne del danno esistenziale, era stata respinta dalle Sezioni Unite del 2008 in quanto la Cassazione aveva ritenuto il danno non patrimoniale risarcibile solo in presenza di un’espressa previsione di legge o della lesione di un diritto inviolabile della persona concretamente individuato, laddove, nell’ipotesi di morte di un animale, ad essere leso sarebbe “soltanto” il rapporto tra l’uomo e l’animale privo, nell’attuale assetto dell’ordinamento, di copertura costituzionale.

Ultimamente (per fortuna) si sta, invece, assistendo ad un cambiamento di rotta in quanto diversi giudici di merito riconoscono il danno da perdita del nostro amico a 4 zampe (orientamento seguito anche da alcuni giudici del Tribunale di Lucca).

Quello che è stato recepito è il mutare della sensibilità collettiva tanto da delineare per l’animale d’affezione uno statuto differenziato, improntato alla logica del rispetto dovuto ad un essere senziente e alla peculiare relazione con esso instaurata dall’uomo (cfr. L. 4 novembre 2010, n. 201 – “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia; art. 13 TFUE; art. 1, L. 14 agosto 1991, n. 28  “Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo” ). L’obiettiva importanza sociale e culturale assunta dagli animali domestici, spesso considerati alla stregua di membri del nucleo familiare, rende di fatto inaccettabile il diniego dello strumento risarcitorio per il pregiudizio non patrimoniale, poiché una tale soluzione lascerebbe privo di tutela un interesse costituzionalmente rilevante.

Si è così sostenuto che la rottura del legame del danneggiato col proprio animale domestico sarebbe coincisa con la “lesione di un interesse della persona umana alla conservazione di una sfera di integrità affettiva costituzionalmente protetta” pare sintomatica di quella vera e propria inversione logica a cui abbiamo poc’anzi accennato, consistente nella individuazione di un diritto, rilevante ex art. 2 Cost. avente per oggetto la stessa personalità dell’uomo e, come tale, suscettibile di esser infranto ogniqualvolta una relazione affettiva o una consolidata abitudine di vita sia travolta o menomata dalla condotta di un terzo”.

È un dato di fatto che, in molte circostanze, il legame instauratosi tra animale e “padrone” assume una tale importanza nella vita di quest’ultimo da far sì che la sua recisione determini uno sconvolgimento radicale nella vita della persona, trovatasi magari priva dell’ultimo centro di affetti restatole (si pensi alla vecchia signora rimasta sola, che trova l’unica compagnia nel cane o nel gatto fidato) oppure di un ausilio indispensabile per condurre un minimum di vita di relazione (tale può essere il caso del cieco, per il quale il cane-guida costituisce il tramite con un’ampia porzione della realtà esterna).

Quindi se è possibile risarcire il danno da ferimento e perdita da animale domestico sotto il profilo del danno morale, il problema si sposta sulla quantificazione di tale danno:per maggiori approfondimenti vedi anche il nostro post sulla tutela degli animali domestici.

Nulla si può dare per scontato ed anche il danno non patrimoniale va provato ed eventualmente documentato.

Consigliabile è sicuramente, a seguito della morte del nostro amico a 4 zampe, farsi accertare il grave stato di turbamento con una perizia medico-psicologica.

Questa perizia potrà essere la base per quantificare il danno subito e quantomeno spingere il giudice a nominare un CTU al fine della effettiva quantificazione del danno non patrimoniale subito.

Ad esempio proprio grazie ad una perizia psicologica il Tribunale di Lucca ha riconosciuto e quantificato il risarcimento in 10.000 euro ad una signora che aveva perso il proprio cane a causa di un comportamento di un terzo.

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