RIESCE A FAR ASSOLVERE IL COSTRUTTORE DI UN IMMOBILE PER REATO EDILIZIO NONOSTANTE IL PROPRIETARIO SIA STATO CONDANNATO

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Il caso è particolarmente interessante perché è la prova che nessun avvocato, se vuole operare con onestà e trasparenza nei confronti del proprio cliente, può garantire il risultato di una vincita certa di una causa.

La questione specificatamente riguardava l’imputazione per reato edilizio nei confronti di un costruttore – B.G. e del proprietario – S.E.- per aver demolito, senza autorizzazione, una stanza di un immobile ed aver ampliato una parte dello stesso.

Fondando la propria difesa sul fatto che la volumetria complessiva dell’immobile in realtà era rimasta la stessa, le strade dei due imputati prendevano direzioni diverse in quanto il difensore del proprietario riteneva opportuno affrontare il processo con il rito abbreviato, mentre l’avvocato Bartolini per conto di B.G. decideva di procedere con il rito ordinario.

Nel rito abbreviato, come è noto, il giudice decide allo stato degli atti e cioè sugli atti di indagine compiuti dal PM. 

Proprio per tale motivo B.G., aveva deciso di affrontare il processo anche avvalendosi di prove testimoniali, produzione di planimetrie e di ulteriori documenti che non erano presenti nel fascicolo del pubblico. 

Di fatto il proprietario, a seguito di rito abbreviato, veniva condannato ad un anno e due mesi di reclusione, sentenza poi confermata in grado di appello. 

B.G., invece, riusciva a dimostrare che la volumetria dell’immobile non era affatto cambiata e che quindi il reato che gli era stato contestato non era stato commesso.

Il costruttore, pertanto, veniva assolto con formula piena dal reato a lui ascritto ottenendo ragione. 

Il caso è singolare in quanto nonostante il fatto fosse il medesimo, il proprietario, avendo scelto una via processuale diversa da quella del costruttore, è stato condannato ad un anno due mesi di reclusione mentre il costruttore è stato completamente assolto. 

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